Il meraviglioso viaggio del Sè: LE ĀSANA DELLO YOGA

Yoga Sūtra di Pātañjali. Sādhana Pāda, 29, 46, 47, 48. È strano pensare come molte persone confondano lo Yoga con le āsana, cioè le posizioni, quando Pātañjali dedica ad esse, in esclusiva, solo 3 dei suoi 196 sūtra dedicati allo Yoga. In particolare, nel sūtra 46, Pātañjali esorta affinché la posizione sia stabile e confortevole (sthira sukham asanam), nel sūtra 47 spiega come si rende la posizione stabile rilassando lo sforzo e meditando sul “senza fine” e nel sūtra 48 predice il fatto che, una volta padroneggiata la postura, non si verrà più attaccati dalle coppie di opposti ovvero dall’ambiente esterno o interno. Ciò non vuol dire che le āsana costituiscano una parte marginale dello Yoga ma che, oltre a queste, c’è ben di più. Le āsana, infatti, sono una delle otto parti (aṅga) dell’autodisciplina Yoga: yama, niyamasana, prāṇāyāma, pratyāhāra, dhāraṇā, dhyāna, samadhayo stav angani (sūtra 29). In altre parole, per procedere con sicurezza nel cammino dello Yoga e, soprattutto, per mantenere nel tempo i benefici ottenuti, non si può prescindere dall’esecuzione delle āsana. D’altra parte, se pensiamo invece ai trattati di Haṭha Yoga, le āsana sono trattate a lungo e in profondità e per ciascuna di esse si parla del corretto modo di praticarle, dei benefici sul corpo fisico e degli effetti sulle correnti praniche. E qui sta il punto: le āsana riescono ad agire sulle ghiandole endocrine e sulle correnti di prāṇa. Forse si può semplificare ancora di più dicendo: le āsana agiscono sulle correnti praniche e, di conseguenza, controllano tutto il corpo di prāṇa e quindi quello fisico vitalizzato dal corpo pranico. Infatti, ciascuna ghiandola endocrina è governata da uno dei sei cakra principali che sono a loro volta i punti di raccolta e distribuzione di prāṇa nel corpo; le āsana, agendo sulle correnti praniche, agiscono sulle ghiandole endocrine come su tutte le altre parti del corpo. Secondo l’Haṭha Yoga, mettere in moto le correnti praniche significa potere, con i giusti tempi e modi, mettere in moto correnti ancora più sottili (kundalini) attraverso le quali poter raggiungere stati di coscienza più elevati. Per sopportare l’effetto prorompente ottenuto smuovendo e manipolando le correnti sottili è necessario avere un corpo fisico preparato e in salute; questo è uno dei motivi per cui lo Yoga attribuisce tanta importanza ad un corpo fisico prestante. Pātañjali invece, pur conoscendo l’importanza delle āsana per ottenere modificazioni nello stato di coscienza, ritiene che queste non siano sufficienti, ma ci sia anche bisogno di uno sforzo di volontà da parte dell’aspirante yogi che, solo attraverso una ferrea autodisciplina e seguendo tutti gli otto passi (aṅga) del cammino Yoga, riuscirà a imbrigliare la mente e a far emergere spontaneamente la coscienza del Sé. D’altra parte, anche Pātañjali conosceva la stretta relazione esistente tra mente e corpo e sapeva quanto il corpo fisico costituisse per l’essere umano una delle principali fonti di distrazione per la mente. Durante la sua vita quotidiana, una persona malata continua a pensare al suo malessere e questo le impedisce di progredire spiritualmente. Allo stesso modo, dopo un po’ di tempo che si sta fermi nella stessa posizione, come quando si è in meditazione, se non si è adeguatamente preparati, si sentiranno piccoli fastidi che attirano l’attenzione della mente. È perciò necessario rendere il corpo sano e preparato per non avere distrazioni. Poiché per Pātañjali le āsana servono come posizioni di base per praticare esercizi di concentrazione, esse devono essere confortevoli altrimenti la mente ne viene distratta e anche stabili ossia ferme poiché, ogni volta che ci si muove, la mente si deconcentra. Anche il fatto di riuscire a ridurre, fino a eliminare, il fastidio provocato dalle coppie di opposte condizioni ambientali come il caldo e il freddo, è utile allo stesso scopo (sūtra 48). Riportandoci al quotidiano, le āsana sono diventate così popolari nel mondo da venir confuse con l’intera disciplina Yoga, perché sono uno strumento utile e praticabile da chiunque per cominciare il cammino. Non è pensabile nella nostra società, con tutti gli stimoli ai quali siamo costantemente sottoposti, con la cultura avversa che ci permea, pensare di agire direttamente sulla mente per placarne le distrazioni. È anche difficile cominciare il cammino cercando di cambiare le abitudini: questa è una società tirata su in modo da essere abitudinaria. Fin dalla scuola molti bambini “fuori dalle righe”, invece di essere considerati sani e pieni di voglia di vivere, sono puniti, frustrati o gli vengono fatti assumere medicinali, in modo da farli rientrare nei ranghi. Allo stesso modo, nel mondo del lavoro siamo sottoposti a strette gerarchie alle quali siamo tenuti a obbedire altrimenti ci fanno sentire stupidi, sbagliati o incapaci. Non ci stupiamo se una gran fetta della popolazione italiana adulta assume giornalmente psicofarmaci. C’è però uno strumento che sembra una ginnastica e che lavora sotto per cambiarci radicalmente la vita: questo strumento sono le āsana. Inizia così: dopo un po’ di tempo ci sentiamo meglio, sia fisicamente sia mentalmente, e abbiamo quel tanto di energia in più spendibile per cominciare a prendere in mano la nostra vita.