Il processo di reintegrazione dello Yoga

Perché non si può parlare di terapia Yoga? Perché non c’è niente da curare, non c’è una situazione di normalità a cui tendere, ma solo un identità dell’essere ciò che si è. La teoria e la pratica dello Yoga concepiscono l’essere umano come una manifestazione complessa di tre dimensioni: il corpo fisico, il corpo mentale e il corpo emotivo. Immaginiamo proprio tre involucri, ognuno che agisce in una propria dimensione, ma integrati tra loro. Ovvero, il corpo fisico è prodotto della materia del mondo e serve per interagire col mondo fisico; il corpo mentale agisce in un mondo mentale e il corpo emotivo opera in una dimensione emotiva. Non sono elementi distinti, ma manifestazioni di una stessa entità definita Coscienza. Quando questi corpi sono integrati tra loro, abbiamo quella che chiamiamo salute. Quando c’è disintegrazione abbiamo ciò che chiamiamo malattia. In questi ultimi 80 anni, all’incirca dopo il 1945, la scienza è diventata qualcosa di simile alla religione: seppure il linguaggio scientifico sia appunto un modo, uno dei tanti, per descrivere la realtà, è diventato l’unico accettabile per poter capire e descrivere il mondo; sebbene le stesse teorie scientifiche siano state più volte sottoposte a revisioni e cambiamenti, la parola degli scienziati sembra sia l’unica accettabile in tutti i campi dello scibile. Cosa è accaduto? Che qualsiasi disciplina, per poter emergere e sopravvivere, ha cercato di darsi una veste scientifica. Questo processo ha raso al suolo capacità di comprensione, meccanismi di analisi della realtà e metodi che non potrebbero mai stare dento il contenitore della scienza. Sarebbe come voler parlare di arte, ma usando il linguaggio dei numeri e della matematica. Anche lo Yoga, per darsi una veste all’occidentale, si è piegata a questa visione. Ed è nato lo Yoga Therapy, la terapia Yoga, lo Yoga per la cura delle malattie. Questi concetti violentano l’essenza dello Yoga. Se proprio vogliamo parlare di scienza dello Yoga, allora lo Yoga è LA scienza per eccellenza: Yoga è alimentazione, architettura, paesaggistica e disposizione dei mobili e gestione degli spazi in una casa, arte politica ed oratoria, astronomia, arte della guerra, canto, danza, esercizi per il corpo, esercizi di respirazione, devozione, ricerca spirituale, arte, matematica, poesia… Yoga è il termine onnicomprensivo di ogni disciplina, sia che essa operi nel mondo del visibile che nel mondo dell’invisibile. Lo Yoga è infatti unione, integrazione di ogni dimensione. In particolare è integrazione delle tre dimensioni umane di corpo, mente, emozioni. Opera con tecniche fisiche, meditazioni, esercizi di respirazione, creazione di spazi eccetera. Tutto quello che permette di integrare le dimensioni in cui si manifesta la Coscienza. Per questo motivo, non si può parlare di salute e malattia e quindi non si può parlare di terapia. Piuttosto lo Yoga è individuazione. Ovvero? Un albero, non può essere diverso da ciò che è, altrimenti non sarebbe più un albero. Non possiamo trasformare ogni albero esistente in un ideale di albero. Invece abbiamo la pretesa di farlo con gli esseri umani e – gravissimo! – fin da quando sono bambini. Ovvero, operiamo sulla base di criteri standard di un presunto stato di salute, statistico matematico, per volere degli esseri umani statisticamente sani e matematicamente uguali. Ciò significa negare la peculiarità di ogni singolo essere e la sua unicità, la sua umanità e individualità. Va da sé che lo Yoga Therapy non esiste. È la veste pseudo scientifica che viene data al solo esercizio fisico, ispirato alle asana dello Yoga, per il semplice motivo che muovere il corpo fa bene alla salute. Non è così semplice. Perché non parliamo di passeggiata therapy? O sci therapy? Abbiamo così categorizzato lo svago (hobby) lo sport (competizione) la terapia (scienza) che ad ogni categoria abbiamo attribuito un valore. Infilare lo Yoga nell’una o nell’altra categoria aumenta o diminuisce il suo valore. Questo esiste solo nelle nostre menti. Nello Yoga non c’è uno stato di malattia o di salute. Esiste un individuo, in profonda relazione con tutti gli altri individui, al punto che ogni azione personale è causa ed effetto su quelle degli altri. La stessa relazione si estende all’Universo nella sua interezza. La medesima relazione si concentra nelle tre dimensioni individuali: corpo, mente, emozioni. Un individuo può solo essere integrato o disintegrato in relazione a sé stesso e a tutto ciò a cui appartiene. Jung, il noto psicologo, affermava che, ad esempio, se io non seguo la mia spinta artistica e creativa perché cerco la sicurezza di un posto in banca, prima o poi quella corrente uscirà allo scoperto; e se non la lascio uscire spontaneamente, troverà uno sfogo attraverso il corpo, la mente e le emozioni manifestandosi come uno sfogo sulla pelle, una nevrosi o un’ansia costante. L’integrazione che insegna lo Yoga è questa: vivere nel mondo, insieme ad altri individui, conoscendosi sempre più a fondo per reintegrarsi continuamente e sempre meglio. Yoga, terapia, salute e malattia sono concetti che non possono coesistere. Lo Yoga è una disciplina completa, in costante evoluzione, che non parla solo il linguaggio della scienza. Questa è un’aberrazione dei tempi in cui stiamo vivendo. Ad ogni costo vogliamo interpretare i fenomeni con l’unico linguaggio della scienza, solo perché siamo stati convinti che esprima al massimo grado la verità della vita e delle sue manifestazioni. Così non è. Abbiamo rivolto uno strumento contro noi stessi e ci siamo fatti schiavi di un modello di pensiero, perdendo per strada tutto il resto. Come dei nuovi inquisitori gli scienziati hanno l’ultima parola su tutto e ardono sul rogo quello che è considerato eretico, cioè non riducibile ai caratteri del metodo scientifico.